Capitano per caso le poesie. A me sicuramente. Chi mi ha inviato questa non riusciva a pronunciare bene il nome del poeta:
- Osip Mendel... Ospi Mendelas... no aspetta Osip Mandel’štam! e' così!
- E' un russo.
- Ecco quindi lo conosci già, ti pareva...
- Ma per caso, avevo sentito un intervista di Bordskij su YouTube che lo annoverava fra le realtà più virtuose della poesia russa e il suono del suo nome mi ricordava quello di Mendelssohn ed ecco che mi è rimasto lì...
- La Marcia nunziale...chissa come mai uno come te fa questi collegamenti?!
- No, questo passaggio l'hai fatto tu, io mi sono fermato al suono del cognome di un poeta. Matrimonio l'hai aggiunto tu!
- Ma chi ha mai parlato di matrimonio?! E poi tra noi due non potrebbe funzionare, tu sei rimasto da qualche parte, lì...qui c'è solo quel che rimane di te. Intendevo il Sogno di una notte di mezza estate, musicata da lui!
- Si ma hai citato solo la Marcia nuziale! potevi dire Danza Bergamasca, è sempre un pezzo della stessa opera, o no?
- Ma sai che non conosco nessuno di Bergamo?!
Fortunatamente finisci con un ciao, ti sento male, ma pochi minuti dopo arriva il tuo sms:
Guarda la fifa a cosa ci ha ridotto,
o mio compagno dalla grande bocca!
o mio compagno dalla grande bocca!
Guarda il tabacco nostro che si
sbriciola,
Schiaccianoci, babbeo, caro amico!
Schiaccianoci, babbeo, caro amico!
Come uno storno fischiarsi la vita,
come torta di noci divorarla;
come torta di noci divorarla;
ma è un desiderio proibito...
di Osip Mandel’štam
In esilio da alcuni anni in
Armenia Mandel’stam non troverà solo le sue amate
terre d’epica classica, ma la forza e la passione
per una nuova stagione poetica. Osip
incontra la Rivoluzione
Rossa come un poeta "formato" ed è tra i primi a
scrivere
versi su temi civili. L’agire bolscevico non lo
entusiasma,
ma la Rivoluzione rappresenta per lui un avvenimento
importantissimo.
Non si piega ai temi della contingenza politica
ed osserva la realtà come dall’alto
di un’acropoli auspicando un utopico ritorno al
classicismo. In piena guerra è un nomade, attraversa la Russia intera e
dopo la morte di Lenin e l'avvenimento di Stalin diventerà non voluto.
Iniziano così altri spostamenti, imposti. E' in Armenia quando scrive
questi versi. E’ da cinque anni che la sua poetica è muta. Ma quel
Ottobre del 1930, è questa la lirica che lo "risvegliò", come disse lui
stesso alla moglie che ne era dedicataria (Schiaccianoci, era il
nomignolo della Nadežda). Chi invece si è addormentato nel 1992
sfortunatamente non essendo un poeta rimarrà per sempre catturato in un
fotogramma in loop.
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