giovedì 4 aprile 2013

Ti sei addormentato nel 1992, da qualche parte lì...

Capitano per caso le poesie. A me sicuramente. Chi mi ha inviato questa non riusciva a pronunciare bene il nome del poeta:  

- Osip Mendel... Ospi Mendelas... no aspetta Osip Mandel’štam! e' così!
- E' un russo.
- Ecco quindi lo conosci già, ti pareva...
- Ma per caso, avevo sentito un intervista di Bordskij su YouTube che lo annoverava fra le realtà più virtuose della poesia russa e il suono del suo nome mi ricordava quello di Mendelssohn ed ecco che mi è rimasto lì...
- La Marcia nunziale...chissa come mai uno come te fa questi collegamenti?!
- No, questo passaggio l'hai fatto tu, io mi sono fermato al suono del cognome di un poeta. Matrimonio l'hai aggiunto tu!
- Ma chi ha mai parlato di matrimonio?! E poi tra noi due non potrebbe funzionare, tu sei rimasto da qualche parte, lì...qui c'è solo quel che rimane di te. Intendevo il Sogno di una notte di mezza estate, musicata da lui!
- Si ma hai citato solo la Marcia nuziale! potevi dire Danza Bergamasca, è sempre un pezzo della stessa opera, o no?
- Ma sai che non conosco nessuno di Bergamo?!

Fortunatamente finisci con un ciao, ti sento male, ma pochi minuti dopo arriva il tuo sms:

Guarda la fifa a cosa ci ha ridotto,
o mio compagno dalla grande bocca!
Guarda il tabacco nostro che si sbriciola,
Schiaccianoci, babbeo, caro amico!
Come uno storno fischiarsi la vita,
come torta di noci divorarla;
ma è un desiderio proibito...

di Osip Mandel’štam
 
In esilio da alcuni anni in Armenia Mandel’stam non troverà solo le sue amate terre d’epica classica, ma la forza e la passione per una nuova stagione  poetica. Osip incontra la Rivoluzione Rossa come un poeta "formato" ed è tra i primi a scrivere versi su temi civili. L’agire bolscevico non lo entusiasma, ma la Rivoluzione rappresenta per lui un avvenimento importantissimo. Non si piega ai temi della contingenza politica ed osserva la realtà come dall’alto di un’acropoli auspicando un utopico ritorno al classicismo. In piena guerra è un nomade, attraversa la Russia intera e dopo la morte di Lenin e l'avvenimento di Stalin diventerà non voluto. Iniziano così altri spostamenti, imposti. E' in Armenia quando scrive questi versi. E’ da cinque anni che la sua poetica è muta. Ma quel Ottobre del 1930, è questa la lirica che lo "risvegliò", come disse lui stesso alla moglie che ne era dedicataria (Schiaccianoci, era il nomignolo della Nadežda). Chi invece si è addormentato nel 1992 sfortunatamente non essendo un poeta rimarrà per sempre catturato in un fotogramma in loop.





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