sabato 28 febbraio 2015

Brum Brum Brrummmmm!





“Uno straniero, talvolta, percepisce il significato di alcune parole nella lingua straniera meglio di chi parla nella lingua madre…” diceva cosi l’amico di mio padre, un editore di Zagabria (non metto il nome, non farò i nomi, non avrò un nome e voi, se riusciste a perdere i vostri, anche solo per un attimo, sarà tutto come agli inizi).
Tra un morso malato e dolente e un altro, accovacciato sulla poltrona di una sala da tè nel cuore della città dei Tori, masticavo. Un pizzico ebro dalla mia prima giornata all’aria aperta dopo una breve clausura impostami dai seni paranasali putrefatti  rileggevo le parole dei miei amici ascoltati nel arco di queste giornate. La richezza di un idividuo potrebbe misurarsi dal numero delle chat in uso su whatsapp? Oh sono ricco come il re Mida io! Come la sfioro quella piccola iconcina verde saltano fuori parole come ducati dai forzieri!

La fronte si accascio sulla tovaglia ben inamidata senza il mio volere. Mi sembrava di avere la testa appoggiata sulle rotaie: premevo così forte che attraverso i timpani avvertivo la freddezza del metallo. Disteso con tutto il corpo sulla ghiaia, aggrappato alle travi di legno, prendevo le sembianze di un binario cieco dove si suole abbandonare le vecchie carrozze.

Scorrono veloci le loro parole.

La mia mente, la mia putrida mente da straniero imbastardito, assumeva le proprietà di un parcheggio per le vetture d’epoca: mantenute in perfette condizioni, sempre spolverate ma mai sfiorate dalla luce naturale. Oh, ma qualche volta le facevano mettere in moto.

Brum Brum Brrummmmm!

Avevano dei motori straordinari! I pistoni facevano su e giù, l’olio spruzzava da tutte le parti. Ah, come gioivano queste piccole bestie, le vostre parole: sfrecciavano da una parte all’altra come se stessero rincorrendo qualcosa. Il più delle volte, non sapendo imporsi un limite, andavano a sbattere contro le pareti nervose del cervello, provocando ferite e squilibri a questo contenuto infetto. Sembravano non accorgersi di nulla. Continuavano il loro giuoco sguazzando nel sangue, il prodotto di quelle piccole emorragie da loro provocate. 

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