giovedì 14 marzo 2013

Habemus Papam (e anche un taxi per tornare a casa)


Questa sera Piazza San Pietro sembrava avvolta in una luce del tutto unica, simile ad un gigantesco acquario che illumina l'oscurità intera e aspetta in silenzio stringendosi sempre più avanti, in attesa, avvolta nello stupore di tanta bellezza, di quei riflessi di luci e di marmi, di velluti e lampioni, rapita dall'improvvisa sensazione di trovarsi immersa in una notte d'estate, trasportata in un unico profondissimo sguardo, rivolto in alto, verso una stanza, verso un balcone incantato. 



Il risveglio di Roma domani sarà senz'altro più intenso, passionale e vivo perché nelle sue vene scorre adesso un po' di sangue argentino. 
Ci voleva, ci voleva davvero questa festa. E questa corsa sfinente per arrivare, fatta di scontri e di un inusuale fratellanza al di là di ogni credo. Una corsa sotto la pioggia, senza ombrello, con il cappotto ancora da infilare e tutto in disordine, congestionata nell'ora di punta, guidata dalla speranza, affamata di storia ma soprattutto capace di ricompensare. E di strappare finalmente un sorriso a questa città. 

 



   
"Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un Vescovo a Roma... Sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo... Ma adesso siamo qui!" 
(Papa Francesco)

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