domenica 17 marzo 2013

Secondo una leggenda loro erano come i giovani uomini della tribù degli Azra perduti nel mar pannonico



Due principi della corte del Grand Sophi

Secondo una leggenda, nello Yemen esisteva un’antica tribù degli Azra che in lingua araba vuole dire purezza. Si racconta che quando ai giovani uomini di questa tribù non era possible vivere un amore corrisposto,  partivano o per la guerra o per morire nel deserto in quanto una vita senza amore non avrebbe avuto alcun senso. Questa leggenda ha colpito molto un giovane poeta, Heinrich Heine, tanto da raccontarla in una delle sue poesie, Der Asra. Sulla Penisola Arabica, esiste ancor oggi la provincia di ‘Asir, nel sud-ovest della Arabia Saudita il cui nome nella lingua corrente significa “irraggiungibile”. La poesia di Heine invece con gli Asburgo ha raggiunto Sarajevo e lì è diventata una canzone. Der Asra, è stata tradotta e interpretata da poeti, scrittori non solamente balcanici. L’hanno musicata grandi come Karl Loewe e Anton Rubinstein.

Cinque secoli fa, cinque fratelli mandati a Vienna dallo Shah Tahmasp I (sovrano persiano della dinastia safavide) per aiutare il suo difensore Wilhelm von Roggendorf contro l’assedio dei comuni nemici turchi, si fermarono in un punto della Pannonia per riposarsi. La corte si stabilì - così narra la nostra leggenda familiare - lungo “un fiume”; proprio una mattina mentre i cinque fratelli facevano il bagno, arrivarono delle fanciulle intente a lavare i panni. Il racconto volle che questi gentiluomini persiani, rapiti non solo dalla loro bellezza ma soprattutto dal loro canto (insomma, si doveva trattare di una specie di sirene dell'antico mare pannonico, scomparso millenni or sono!) decisero di fermarsi e prenderle in spose. Diedero così origine ad un’altra unione “inquinata” di lingue, tradizioni e note musicali così cara alla mia terra. 
Non fu certamente l’ultima. Come per in-canto svanita la ragione per la quale furono inviati alla corte Austriaca, questi Azra dell’antica Persia attenderanno ancora per secoli i versi di  Heine che li furono portati in dote dalle loro nuove spose teutoniche, contribuendo così con questo ulteriore batterio a rafforzare quella catena, quell’amasso, il filamento delle cellule che per secoli hanno preservato i loro cuori puri. Per amore, e solo per amore di un canto questi uomini hanno scordato le guerre, i deserti, i giardini e lo splendore della corte del "Gran Sophi", come era chiamato lo Shah persiano. 
la corte dallo Shah Tahmasp
Un canto che come un viaggio ha attraversato il tempo, le terre, le lingue, i popoli, le razze e le religioni e come un viaggio non ha mai perso il potere di sorprendere e catturare il malcapitato. Dallo Yemen alla Germania, dal tedesco al serbo-croato, dagli ebrei sefarditi ai musulmani bosniaci, dalla corte dei sultani ai palazzi asburgici di una città fondata da un Bey come il Caravan Saray, nel 1200. Le canzoni popolari bosniache, sevdalinke - dalla parola sevdah che vuol dire bramare d’amore - sono la vita, l’infanzia e la vecchiaia di tutti noi “inquinati” dallo sguardo dell’altro, poichè è vero che loro sono il prodotto di innumerevoli incontri, ma è altrettanto vero che io esisto proprio grazie allo sguardo dell’Altro. Altro che è Diverso.

La scelta di farvi ascoltare questa versione della Sevdalinka - Kraj tanana sadrvana (Der Asra) è legata al fatto che ancor oggi questa espressione artistica del mio popolo è in continuo divenire...perchè non darle allora anche una chiave jazz?! 

2 commenti:

  1. Molto bello davvero. Grazie per averci contaminato con questa storia!

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