Due principi della corte del Grand Sophi |
Secondo una leggenda, nello Yemen esisteva
un’antica tribù degli Azra che in lingua araba vuole dire purezza. Si racconta
che quando ai giovani uomini di questa tribù non era possible vivere un amore
corrisposto, partivano o per la
guerra o per morire nel deserto in quanto una vita senza amore non avrebbe
avuto alcun senso. Questa leggenda ha colpito molto un giovane poeta, Heinrich
Heine, tanto da raccontarla in una delle sue poesie, Der Asra. Sulla Penisola
Arabica, esiste ancor oggi la provincia di ‘Asir, nel sud-ovest della Arabia
Saudita il cui nome nella lingua corrente significa “irraggiungibile”. La
poesia di Heine invece con gli Asburgo ha raggiunto Sarajevo e lì è diventata
una canzone. Der Asra, è stata tradotta e
interpretata da poeti, scrittori non solamente balcanici. L’hanno musicata
grandi come Karl Loewe e Anton Rubinstein.
Cinque secoli fa, cinque fratelli mandati a Vienna dallo Shah Tahmasp I
(sovrano persiano della dinastia safavide) per aiutare il suo difensore Wilhelm
von Roggendorf contro l’assedio dei comuni nemici turchi, si fermarono in un
punto della Pannonia per riposarsi. La corte si stabilì - così narra la nostra
leggenda familiare - lungo “un fiume”; proprio una mattina mentre i cinque
fratelli facevano il bagno, arrivarono delle fanciulle intente a lavare i
panni. Il racconto volle che questi gentiluomini persiani, rapiti non solo
dalla loro bellezza ma soprattutto dal loro canto (insomma, si doveva trattare
di una specie di sirene dell'antico mare pannonico, scomparso millenni or sono!)
decisero di fermarsi e prenderle in spose. Diedero così origine ad un’altra
unione “inquinata” di lingue, tradizioni e note musicali così cara alla mia
terra.
Non fu certamente l’ultima. Come per in-canto svanita la ragione per la
quale furono inviati alla corte Austriaca, questi Azra dell’antica Persia
attenderanno ancora per secoli i versi di
Heine che li furono portati in dote dalle loro nuove spose teutoniche,
contribuendo così con questo ulteriore batterio a rafforzare quella catena, quell’amasso,
il filamento delle cellule che per secoli hanno preservato i loro cuori puri.
Per amore, e solo per amore di un canto questi uomini hanno scordato le guerre,
i deserti, i giardini e lo splendore della corte del "Gran Sophi",
come era chiamato lo Shah persiano.
la corte dallo Shah Tahmasp |
Un canto che come un viaggio ha
attraversato il tempo, le terre, le lingue, i popoli, le razze e le religioni e
come un viaggio non ha mai perso il potere di sorprendere e catturare il
malcapitato. Dallo Yemen alla Germania, dal tedesco al serbo-croato, dagli
ebrei sefarditi ai musulmani bosniaci, dalla corte dei sultani ai palazzi
asburgici di una città fondata da un Bey come il Caravan Saray, nel 1200. Le
canzoni popolari bosniache, sevdalinke - dalla parola sevdah che vuol dire
bramare d’amore - sono la vita, l’infanzia e la vecchiaia di tutti noi
“inquinati” dallo sguardo dell’altro, poichè è vero che loro sono il prodotto
di innumerevoli incontri, ma è altrettanto vero che io esisto proprio grazie
allo sguardo dell’Altro. Altro che è Diverso.
La scelta di farvi ascoltare questa versione della Sevdalinka - Kraj tanana sadrvana (Der Asra) è legata al fatto che ancor oggi questa espressione artistica del mio popolo è in continuo divenire...perchè non darle allora anche una chiave jazz?!
Molto bello davvero. Grazie per averci contaminato con questa storia!
RispondiEliminagrazie a te, amo la parola "contaminato"!
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