le piccole prove per il giorno dopo |
Enrico IV (prendendo la lampada e poi
indicando la tavola sul coretto) Ecco, un pò di luce. Sedete, lì attorno alla
tavola. Ma non così! In belli e sciolti atteggiamenti…(Ad Adriano) Ecco tu così… (lo atteggia,
poi a Bertoldo) E tu così… (lo atteggia) Così, ecco…(va a sedere anche lui) E
io qui… (volgendo il capo verso una delle finestre) Si dovrebe comandare alla
luna un bel raggio decorativo… Giova, a noi, giova, la luna. Io per me, ne
sento il bisogno, e mi ci perdo spesso a guardarla dalla mia finestra. Chi può
credere, a guardarla, che lo sappia che ottocent’anni siano passati e che io,
seduto alla finestra non possa essere davvero Erico IV che guarda la luna, come
un povero l’uomo qualunque? Ma guardate, guardate che magnifico quadro
notturno: l’Imperatore tra i suoi fidi consiglieri…Non ci provate gusto?
L.
Pirandello, Enrico IV, in Sei personaggi in carca d’autore – Enrico IV
Ecco qui un patrizio dei primi del
Novecento, che dopo aver battuto la testa cadendo da cavallo, fissato nella
convinzione di essere il personaggio storico da cui prende il nome, Enrico IV.
Enrico IV, porta il lutto per la giovinezza
perduta e si vendicherà su Belcredi, il suo rivale in amore per Matilde di
Spina e colui che disarcionandolo lo fece sbalzare di sella diventando così il
primo fautore della sua dis-grazia: i venti anni di mascherata (dodici di follia
e otto di finta follia).
L'improvvisa guarigione di Enrico IV - quanto improvvisa tanto
inspiegabile - lo riporta nella quotidianità non estraniata. La “guarigione” lo
rende anche consapevole di non poter più recuperare i dodici anni vissuti
“fuori di mente”. A questo punto non gli resta che fingersi ancora pazzo dopo
aver constatato che nulla era rimasto della sua gioventù, del suo amore, e che
molti lo avevano tradito. Il personaggio-maschera che scopre, insieme alla
coscienza dell'irrecuperabilità del tempo passato, che non può più ritornare
neppure nello spazio riservato alla fantasia, perché la vigile
ragione avverte che le cose mutano e non ritornano mai ad essere le stesse di
una volta. Eppure, lui resta vivo, infelice, in sospeso tra la ragione e la
pazzia e distrutto per aver tentato di cancellare la maschera dell’illusione.
La follia in quanto l’elemento fondamentale
della condizione umana con la quale fuggire la propria angoscia e il proprio
dramma, intesa come quell’estremo rifugio per potersi salvare dal dramma
dell'esistenza è davvero il segno che abbiamo smesso di funzionare?
Intanto le formiche continuavano a imbandire le tavole nelle babeliche mescolanze
con la noncuranza e la dedizione estrema, concedendo al mentecatto questo
momento di grande dignità estetica, che in seguito gli verrà sotratto,
facendolo ripiombare nella farsa melodrammatica. Sembra di essere circondati da
decine di mini-Pirandello.
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