J1473 (1879) - F1506
(1879)
We talked
with each other about each other
Though neither of us spoke -
We were listening to the Second's Races
And the Hoofs of the Clock -
Pausing in Front of our Palsied Faces
Time compassion took -
Arks of Reprieve he offered to us -
Ararats - we took -
Though neither of us spoke -
We were listening to the Second's Races
And the Hoofs of the Clock -
Pausing in Front of our Palsied Faces
Time compassion took -
Arks of Reprieve he offered to us -
Ararats - we took -
Ci dicevamo l'una con l'altra dell'una e dell'altra
Benché nessuna delle due parlasse -
Ascoltavamo le Corse dei Secondi
E gli Scalpiti dell'Orologio -
Fermandosi di Fronte ai nostri Volti Paralizzati
Il Tempo mosse a compassione -
Arche di Sollievo ci offrì -
Gli Ararat - prendemmo –
Benché nessuna delle due parlasse -
Ascoltavamo le Corse dei Secondi
E gli Scalpiti dell'Orologio -
Fermandosi di Fronte ai nostri Volti Paralizzati
Il Tempo mosse a compassione -
Arche di Sollievo ci offrì -
Gli Ararat - prendemmo –
Emily
Dickinson, The Complete Poems - Tutte le poesie
Traduzione di Giuseppe Ierolli
A volte è così difficile comunicare l'uno con l'altro. Tuttavia
ci sembra di farlo ma poi ci accorgiamo di quanto spesso le parole non siano
quelle che veramente vorremmo utilizzare (già mi chiedo se ha senso continuare
ora…). Alcuni riescono, attraverso la scelta dei vocaboli “giusti”, a
descrivere esattamente il loro stato d’animo o in poche parole sono in grado a
suscitarti forti emozioni. Per i sentimenti poi, bisogna attendere. La capacità di scrivere in modo chirurgico o di
farsi capire credo ormai sia di pubblico dominio, nel senso che tutti, chi più
chi meno, riescono con una certa facilità ad elaborare un discorso di senso
compiuto. Invidio certi che seguo sul Twitter che in pochi caratteri combinano
delle vere opere d’arte!!! Ma intendersi veramente, arrivare ad una
persona riuscendo al contempo a originare in lei dei turbamenti e portare alla luce le immagini
nitide non è da tutti. Prendiamo un esempio della letteratura italiana, Mattina
di Ungaretti, pochi morfemi messi in fila … Ecco con questo, voglio dire, non
viene mica a tutti di svegliarsi la mattina e dire: “m’illumino d’immenso”!, anche
perché io la mattina riesco a malapena a sbadigliare, aprire la bocca mi risulta
al quanto faticoso, percorro sempre lo stesso tragitto casa – lavoro proprio perché
ancora incapace di formulare un percorso tutto mio, utilizzo quello
prestabilito. Mi sono sempre chiesto se il problema è la mia-non-lingua. In due lingue
europee sono nato, in altre due ho studiato e in una vivo, da quasi 20 anni.
Ma leggendo questa poesia di Emily Dickinson mi sembra che può esserci un
rimedio: quello di aspettare, di non contare ansiosamente le ore di un dialogo impaziente ma di farci guarire dal tempo che passa. Un pò come un'arca che ci
porti lentamente fuori da questo diluvio di lingue e di parole e ci posi
dolcemente su vette comprensibili.
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