lunedì 25 febbraio 2013

Le parole sono importanti






J1473 (1879) -  F1506 (1879)

We talked with each other about each other
Though neither of us spoke -
We were listening to the Second's Races
And the Hoofs of the Clock -
Pausing in Front of our Palsied Faces
Time compassion took -
Arks of Reprieve he offered to us -
Ararats - we took -    

Ci dicevamo l'una con l'altra dell'una e dell'altra
Benché nessuna delle due parlasse -
Ascoltavamo le Corse dei Secondi
E gli Scalpiti dell'Orologio -
Fermandosi di Fronte ai nostri Volti Paralizzati
Il Tempo mosse a compassione -
Arche di Sollievo ci offrì -
Gli Ararat - prendemmo –

Emily Dickinson, The Complete Poems - Tutte le poesie
Traduzione di Giuseppe Ierolli

A volte è così difficile comunicare l'uno con l'altro. Tuttavia ci sembra di farlo ma poi ci accorgiamo di quanto spesso le parole non siano quelle che veramente vorremmo utilizzare (già mi chiedo se ha senso continuare ora…). Alcuni riescono, attraverso la scelta dei vocaboli “giusti”, a descrivere esattamente il loro stato d’animo o in poche parole sono in grado a suscitarti forti emozioni. Per i sentimenti poi, bisogna attendere. La capacità di scrivere in modo chirurgico o di farsi capire credo ormai sia di pubblico dominio, nel senso che tutti, chi più chi meno, riescono con una certa facilità ad elaborare un discorso di senso compiuto. Invidio certi che seguo sul Twitter che in pochi caratteri combinano delle vere opere d’arte!!! Ma intendersi veramente, arrivare ad una persona riuscendo al contempo a originare in lei dei turbamenti e portare alla luce le immagini nitide non è da tutti. Prendiamo un esempio della letteratura italiana, Mattina di Ungaretti, pochi morfemi messi in fila … Ecco con questo, voglio dire, non viene mica a tutti di svegliarsi la mattina e dire: “m’illumino d’immenso”!, anche perché io la mattina riesco a malapena a sbadigliare, aprire la bocca mi risulta al quanto faticoso, percorro sempre lo stesso tragitto casa – lavoro proprio perché ancora incapace di formulare un percorso tutto mio, utilizzo quello prestabilito. Mi sono sempre chiesto se il problema è la mia-non-lingua. In due lingue europee sono nato, in altre due ho studiato e in una vivo, da quasi 20 anni. Ma leggendo questa poesia di Emily Dickinson mi sembra che può esserci un rimedio: quello di aspettare, di non contare ansiosamente le ore di un dialogo impaziente ma di farci guarire dal tempo che passa. Un pò come un'arca che ci porti lentamente fuori da questo diluvio di lingue e di parole e ci posi dolcemente su vette comprensibili.




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