fra un paio di generazioni leggeranno sui libri che l'eccessiva libertà d'espressione ha generato la più grande fase di decadenza del nostro secolo.
ed ecco, un ulteriore contributo
in carenza di quello vero, il corpo brama sole artificiale perchè...
...io cambierò, è l'ultima volta che faccio cose come questa, metto la
testa a posto, vado avanti, rigo dritto, scelgo la vita. Già adesso non
vedo l'ora, diventerò esattamente come voi: il lavoro, la famiglia, il
maxitelevisore del cazzo, la lavatrice, la macchina, il cd e
l'apriscatole elettrico, buona salute, colesterolo basso, polizza vita,
mutuo, prima casa, moda casual, valigie, salotto di tre pezzi, fai da
te, telequiz, schifezze nella pancia, figli, a spasso nel parco, orario
d'ufficio, bravo a golf, l'auto lavata, tanti maglioni, natale in
famiglia, pensione privata, esenzione fiscale, tirando avanti lontano
dai guai, in attesa del giorno in cui morirai
Tristezza e malinconia. Non credo che vadano sempre a
pari passo. Sono certo che malinconia faccia parte del DNA di alcuni di noi: lo
ricevi come il taglio degli occhi, capelli ricci, dita affusolate o quel
maledetto senso estetico che fa si che tutte le cose brutte (senza alcuna
interpretazione di questo termine) ti facciano del male fisico.
la mano di zia Ankica, Hotel Esplanade, Zagreb 2010
C’è chi lo
chiama spleen dandogli poteri quasi esoterici e chi lo vorrebbe curare come la
manifestazione della più banale depressione. Secondo quello che mi hanno
insegnato è più un inevitabile senso d'inappartenenza. Per cui se pensi
che un sentimeno del genere possa portare verso l’atto del suicidio (dico
l’atto non il pensiero o desiderio o fantasia ) forse allora non è la
melanconia. Tristezza? Non saprei. Quanto all’atto del suicidio
interpretato da alcuni come segno di debolezza, io direi che si tratta
piuttosto di uno dei poteri più grandi che abbiamo e poterlo esercitare, beh
questo si chè non è roba da tutti.
La tosatura è molto importante per il benessere dell'animale
e va fatta agli inizi della primavera, fine Marzo/Aprile o comunque appena
avviene un repentino cambiamento delle temperature. Soprattutto quanto riguarda
la razza Suffolk, in quanto loro soffrono moltissimo il caldo. Secodno alcuni
esperti le Suffolk vanno tasate anche due volte all’anno, quindi, magari capiterà
che le bestioline finiranno sotto le forbici anche a luglio se le previsioni dovessero prospettare un estate eccezionalmente calda. Quanto invece riguarda la razza Romanov,
cose cambiano un po’.
Pecora Romanov prima della tosatura
Questa straordinaria razza prende il nome dalla dinastia dei
Romanov ed è originaria della valle del fiume Volga ma oramai lì è quasi estinta.
Le rivoluzioni, a volte, non risparmiano manco le bestie. Successe la stessa
cosa con i meravigliosi Barzoi, i levrieri russi – Russkaja Psovaja Borzaja, che furono decimanti con l’arrivo dei
bolscevichi in quanto, per molti secoli, la storia del Borzoi è stata legata
alla storia degli Zar di tutte le Russie: Barzoi non poteva essere acquistato
ma solo donato dagli Zar. Il Granduca Nikolaj Nikolaevič ne fu un grande
allevatore, ne possedeva centinaia. Alcuni furono salvati e portati in Europa,
altri…bhe il corso della storia miete le vittime anche nel mondo animale.
Tornando alle Romanov, anche loro fortunatamente, nel corso del 1800, furono
importati nell’Europa Occidentale ed in special modo in Germania e Francia. La
Romanov è un gene puro, cioè non è un prodotto di un incrocio fra razze
diverse, come per esempio la Suffok. Le
Romanov sono pecorelle da carne ( non producono latte, se non per gli agnelli),
grandi pascolatrici ed estremamente docili e curiose, facendosi avvicinare con
incredibile facilità.
Ecco perché tosare una Romanov, (che poi di fatto si tratta
di una pecora slava che cerca solo di darsi un po’ di aria da aristocratica)
anche nel mese di Novembre non è un impresa ardua! Se la si affronta con un
complimento (tanto a te sta bene tutto,
hai un viso perfetto, sei il punto di riferimento per le nuove generazioni…),
Pecora slava dopo la tosatura
ma soprattutto se le permetti che si asciughi la criniera da sola
(raramente lo fanno perché togli il compito ad uno dei addetti del salone di tosatura,
ma per la Romanov di fresco taglio si fanno eccezioni) la fai amica per tutta
la vita!
Pecora slava felice con un fono in mano (dietro l'addetta ai lavori piuttosto contrariata)
Qualche dubbio rimaneva dentro quella testolina vuota e rasata (Chi
pecora si fa, lupo se la mangia?! È meglio vivere un giorno da leone che cent'anni da pecora?! ) mentra liberata dal suo
manto prezioso ballava sul marciapiede, proprio lì, davanti alle vetrine del salone di bellezza ascoltando …..
freeeee
Mentre Guna + Viola celebravano il 21° anniversario di Twin Peaks per gli amici del Horror Channel sul palcoscenico,
altri si divertivano facendo il gioco di ruolo dal vivo, (LARP, Live Action Role-Playing ci stava insegnando Tatiana perchè lei vive a Londra e frequenta gli appassionati di questo passa tempo e indossa sempre il colbacco perchè così tiene stretti tutti i suoi pensieri).
Ph by V
Mentre i terzi avevano deciso che declamare alcuni passi del libro di Sorrentino sul marciapiedi davanti a tutti avrebbe dato, a loro, il senso della serata perchè:" "La sera bisogna uscire, girare, mangiarsi la notte, perdersi nella merda della periferia e capire che solo la notte con i suoi accordi e le sue note improbabili ti può fare capire qualcosa. La notte che ti costringe a un duello tra la tua vita e tutta l’altra vita.". Ed è finita lì. Una volta sulla motocicletta diretti verso casa, (infredolito e desideroso di un teletrasporto che mi avrebbe adagiato sulle coperte calde) mi chiedevo se mai Ceronetti avrebbe potuto scrivere, proprio qui, sotto la tangenziale di Milano: Uscire dalla città, a piedi, è faticosissimo.
T'investe la lava bollente del brutto, del rumore, strade sopra strade,
tremendi ponti di ferro, treni, camion, Tir, corsie con sbarramenti,
impraticabili autostrade, un vero teatro di guerra...
Sono belle le città di notte, quando sono governate da quelli senza sonno che infastidiscono quelli assonnati, quando escono pure i cani, quelli senza casa o quelli a guinzaglio che hanno una casa e un padrone. La motocicletta corre. Io cerco di tirare fuori la mano gelata dalla mia tesca per strofinare il naso, maldestramente perchè la tasca si rivolta e cadono tutti i nichelini luccicanti lasciando dietro di noi una scia piena di lucciole. Perchè di notte escono fuori anche loro, le lucciole.
Снежная королева - La Regina della neve, illustrazione di Владислав Ерко
L'immagine della Regina della neve attrae e
affascina con la sua fredda bellezza. Cuore che non batte è difficile da
battere, ed quasi impossibile da sciogliere. Ai suoi occhi indifferenti non si
addice il fuoco della passione o il calore della tenerezza, non irrompere un
lieve sorriso sulle labbra della “Dama con l’ermelino” creata dal ghiaccio.
Nella sua presenza si scioglie il cuore rosso, abbagliato dalla trasparenza
della neve ed è così facile dimenticarsi e cadere nel profondo sonno fatale. Il
suo sguardo ignora qualunque altro. Impossibilitata ad avere un legame amoroso
è propensa verso la dedizione legata dall’interesse. Annotava lo stesso
Leonardo riferendosi all’ermelino che "prima si lascia pigliare dai
cacciatori che voler fuggire nell'infangata tana, per non maculare la sua
gentilezza". Così mentre sul viso della “Dama” di Leonardo aleggia un
impercettibile sorriso, l’ermelino, l'immagine del perfetto-freddo, appare
luminoso, investito dalla luce della mano che con le dita lunghe ed affusolate
lo accarezza, testimoniando la sua delicatezza e la sua grazia. La “Dama”,
nonostante l’Attitude è già stata penetrata sia nella sua coscienza che nelle
sue intoriorità dall’uomo che cerca con lo sguardo, mentre l’animale…
Ecco perchè, la bellezza della sua
immagine, soprattutto nella sua interezza, non è facile da realizzare tra le
tempeste del mondo moderno, ma nonostante ciò ogni essere, usando i trucchi a disposizioni
vorrebbe provare al meno per una volta a ricrearla.
Anche se invano, secodno questo modestissimo parere, dovrà tener conto
delle regole di base del comportamento della regina della neve.
La qualità principale del carattere è la
perseveranza e l’obbedienza al codice di condotta - un orgoglio eccessivo e un
certo distacco dal mondo esterno. L’Anima della regina della neve è l'Oceano
Artico: i problemi, gli alti e bassi del mondo esterno non riescono a
raggiungere le profondità misteriose del suo mondo interiore. Pertanto la pace
duratura della regina della neve non è una maschera per un giorno, é permeata
di tutta l'essenza del comportamento votato alla rinuncia dei sensi, affetti ed
emozioni, al fine di raggiungere l'obiettivo più ambito - il resto del ghiaccio
reale.
Come potete sospettare, questa immagine è più facile da esprimere,
sostenere e condurre se si ha una vita secolare. La Regina richiede l’entourage
e gli occhi pieni di ammirazione delle vittime volontarie. La Regina non sa
nulla dei problemi sociali, dei trasporti o dei mercati. Questo essere è
l'incarnazione dell'essenza del proprio io, non è in cerca di amore, lei va
verso la solitudine interiore.
Ma se si possiede una vita terrena...allora la Regina tornera ad essere una "Dama" e l'ermelino si sporcherà del rosso del suo cuore
Non si sa niente di certe parole finché non si ha una vera e concreta opportunità di viverle. A nulla servono -in questi casi- definizioni e pesanti dizionari impolverati: ogni esempio risulterebbe inutile, ogni sinonimo sterile ed ogni tentativo di traduzione, addirittura ridicolo. Certe parole provengono da molto lontano, nascono libere e sfuggono come farfalle nell'aria ad ogni maldestro tentativo umano di acchiapparle, rinchiuderle in un ordine razionale, in una rete di sapienza che ignora l'anima.
Saudade è la più colorata fra queste farfalle. Il suo volteggiare nell'aria ci apre gli occhi sul mondo che altrimenti non potremmo vedere. Sulle sue ali è poggiata la polvere magica del tempo e sono racchiuse tutte le sfumature delle emozioni umane. Triste e gioioso allo stesso tempo, questo battito parla del passato ma è qui, è ora, preme dentro di noi e come un'ombra cambia forma, storce il nostro tessuto interiore e proietta la nostra complessità, mentre avanziamo incerti -un passo dopo l'altro- verso orizzonti futuri.
Nella saudade non si nasconde soltanto la semplice scala del tempo e il suo incessante scorrere o divenire ma qualcosa di molto più prezioso: la forza di saper tradurre il proprio passato. Attraversare e vivere questa inafferrabile parola corrisponde ad intraprendere un viaggio verso quelle parti di noi lasciate in altri luoghi, in altri giorni, ormai perduti. Sperimentare i suoi tormenti significa essere in contatto con se stessi, con la propria identità ma soprattutto con l'umanità intera. Senza saudade non esisterebbero né cultura né tradizione né narrazione .
Certe parole sono la base di tutte le altre e forse della nascita del linguaggio stesso. Rousseau, nel suo "Discour sur l'origine des langues" sosteneva questa romantica tesi: avremmo mai veramente sentito il bisogno di inventare un linguaggio se non fosse stato per l'amore? Forse era affetto anche lui da una forma di saudade acuta, mentre cercava le parole giuste per sostenere le origini di un amore universale tanto grande, da riuscire ad unire gli esseri umani tra loro e convincerli a fidarsi l'uno dell'altro.
Da quando sono rientrata dal Brasile ho contratto anch'io lo stesso virus e per la prima volta nella vita mi sembra di riuscire a viverlo senza mezze misure, vale a dire senza perdermi in nessuna traduzione.
Cantata, innalzata, venerata la cultura brasiliana è saudade pura. Da sempre questa terra accoglie le nostalgia di chi l'ha raggiunta e successivamente lasciata. Gli africani, approdati come schiavi, per primi esportarono una forma di saudade così forte da uccidere. Poi fu la volta dei Portoghesi che alle spalle si lasciarono l'Europa, con un peso sul cuore. L'intero territorio fu contagiato ed i nativi stessi cominciarono a provare malinconia per quella terra ormai cambiata, invasa, colonizzata.
Come un' alchimia della perdita, questo sentimento accetta il passato, sceglie di avere fede nel futuro ma non rinuncia ad esprimere la propria voce. La saudade è un lamento, un urlo interiore che il Brasile ci insegna a cantare melodiosamente, con arte, ispirazione e riconoscendone il prezioso valore.
In questo momento a New York è quasi l'alba e l'onda della saudade mi tiene sveglia. E' un ritmo interno che pulsa in armonia con eventi distanti, un' occasione rara per fermarmi e sentire di essere profondamente innamorata della vita. Saudade di quella città lasciata sotto il sole. Saudade di quei volti, di quei colori, di un amore mai svelato, di quel giorno che sei partito. Saudade che non si può spiegare e raccontare oltre. Solo la musica, forse, soltanto lei, ci può provare.