domenica 25 novembre 2012

conversando con Pietro, l'amico triestino che non bada alle doppie come me

 Tristezza e malinconia. Non credo che vadano sempre a pari passo. Sono certo che malinconia faccia parte del DNA di alcuni di noi: lo ricevi come il taglio degli occhi, capelli ricci, dita affusolate o quel maledetto senso estetico che fa si che tutte le cose brutte (senza alcuna interpretazione di questo termine) ti facciano del male fisico. 

la mano di zia Ankica, Hotel Esplanade, Zagreb 2010

C’è chi lo chiama spleen dandogli poteri quasi esoterici e chi lo vorrebbe curare come la manifestazione della più banale depressione. Secondo quello che mi hanno insegnato è più un inevitabile senso d'inappartenenza. Per cui se pensi che un sentimeno del genere possa portare verso l’atto del suicidio (dico l’atto non il pensiero o desiderio o fantasia ) forse allora non è la melanconia. Tristezza? Non saprei. Quanto all’atto del suicidio interpretato da alcuni come segno di debolezza, io direi che si tratta piuttosto di uno dei poteri più grandi che abbiamo e poterlo esercitare, beh questo si chè non è roba da tutti. 

 

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