sabato 6 ottobre 2012

Il desiderio e il chicco della magia

Quando la mattina apri la finestra

Scalzo scendi lungo le scale e ti fermi per lavare via la notte dal viso. 

Attraversi il portone,





















per andare ad ascoltarli cantare.


 Perché i loro canti accarezzano i loro chicchi d'uva.




Chicchi giocherelloni




















che dovranno riposare. Anni.



Il desiderio dicono sia il seme della magia. Io desideravo fortemente togliere le mie scarpe rotte per sentire le travi di legno della stanza dove tu mi avevi condotto quella notte.
Il vento non era ancora forte, e come poteva? Era solamente l’inizio. La mia valigia era chiusa ed io indossavo ancora le mie scarpe rotte.
Avevo sete.
Il mio pomo d’adamo faceva il solito tragitto al insù ma quasi faticando, come quel piccolo ascensore di ferro battuto, nel quale spingendo il tasto 3 di bachelite nera, mettevi in moto una miriade di leve e di cavi, producendo rumori di breve durata. Così unici e facilmente riconoscibili. Come questi: La tua voce, finalmente.
“Non puoi avere sete nella mia città!”
Un viso conosciuto, sorridente. Mi abbraccia e mi chiede: “Come stai?”
Intorno a noi gli occhi. Paia di occhi azzurri, castani, a mandorla.
Brucio la prima sigaretta davanti ad una portata ducale.
I tuoi occhi, non trovavo i tuoi occhi. Ah si, eccoli. Piccoli e docilmente racchiusi dalle ciglia lunghe, lunghissime.
Il bicchiere.
La sete.
Finalmente, via le scarpe!
Tu ridi. Che bel sorriso!
Di nuovo un falso silenzio regna dentro di me. Fuori c’era il vento.
Come vorrei che tu fossi ad aspettarmi da qualche parte di questa città. Lontanto da questa tavola ed io che devo raggiungerti e magari in fretta.
“Grazie signori, se doveste trovare la mia scarpa…”
Corro.
Devo indovinare come sarai vestito. Sarai seduto o appoggiato sul muro? Avrai una sigaretta accesa o proprio nel momento in cui mi comparirai, ti vedrò con lo sguardo abbassato e mani raccolte intorno al mento intento ad accenderla? Il vento.
“Leone, ben tornato!”
“Ah, perdonate, mi ero fermato per un’attimo, per fumare una sigaretta.”
“Bevi con noi!”
“Certo, grazie! Ma fate attenzione, qui rubano le scarpe!”
Ridi di nuovo con la mia scarpa tra le mani.
Per la strada poco dopo sfreghi la tua spalla contro la mia. C’è aria di tempesta.
Occhi infiammati. Come se volessero lacrimare.
Siamo di nuovo nel giardino dei Leoni. Solo tu ed io.
Ho bisogno della mia medicina. Mi baci. Mi addormento.
Per un’attimo, solo per un’attimo.

Prossima fermata Torino Porta Susa, Next stop Torino Porta Susa




photos by Leone

4 commenti:

  1. Tu bruci come una sigaretta premuta contro la pelle

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  2. Oh, mi rincresce! Se e' carne viva non lasciarla assolutamente scoperta, perche' rischi che si infetti. Usa una buona pomata (cicatrene, è un antibatterico) e coprila con le garze apposite. Ci vorra' un po' piu' di tempo ma il tempo, dicono, sia il miglior guaritore di tutte le ferite.
    Ah bevi molta acqua aiuta a reidratare piu' velocemente la pelle intorno alla ferita e quella nuova che si formera.

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  3. sei sempre così chiuso e sulla difensiva?

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  4. http://www.youtube.com/watch?v=vFdCPode3aM&feature=related

    ;)

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